Il riscaldamento a pavimento è una tecnica che risale a molto tempo fa, ha delle radici lontane nel tempo. Vediamo quando è nato, di cosa si tratta e tutti i consigli per la realizzazione di un impianto di questo tipo oggi.
Riscaldamento a pavimento: le radici antiche
Sono differenti ricerche di esperti e numerosi reperti archeologici a dimostrare che il riscaldamento a pavimento fu utilizzato ancora prima della nascita di Cristo, dai cinesi, dagli antichi egizi e romani. L’impianto di quell’epoca si componeva di un sistema che creava calore per mezzo del fuoco e che lo incanalava al di sotto dei pavimenti per riscaldare i vari ambienti. Era una tecnica usata principalmente dove vi erano installazioni termali.
C’era un forno alimentato con carbone a legna, chiamato Hypocausis, in cui veniva riscaldata l’acqua per scopi termali, l’aria calda generata dalla combustione, veniva fatta circolare in appositi spazi vuoti, al di sotto del pavimento e nelle pareti. Veniva quindi incanalata attraverso un tubo detto Vaporarium e si diffondeva. I pavimenti venivano realizzati sospesi dal suolo, grazie a colonnine di mattoni, per permettere all’aria calda di circolare e di raggiungere le cavità realizzate nelle pareti.
Riscaldamento a pavimento: dal novecento a oggi
Il riscaldamento a pavimento torna attuale ad inizio novecento. Il primo a realizzare e a coprire con brevetto questo sistema, che utilizzava acqua calda, fu Arthur H. Barker, un professore inglese. All’inizio del XX secolo il brevetto fu ceduto alla compagnia che lo utilizzò a Liverpool nel 1909, anno in cui iniziò lo sviluppo.
Gli ambienti venivano riscaldati grazie all’uso di tubazioni poste sotto al pavimento. C’erano però delle problematiche da risolvere, che emersero nella seconda metà del novecento. Innanzitutto i tubi in acciaio che costituivano l’impianto, venivano annegati nelle solette senza nessun isolante. I vantaggi si potevano invece notare dal punto di vista costruttivo ed economico, ma la mancanza di studi scientifici che ne attestassero l’efficacia e le tecniche di installazione non affinate portarono al fallimento momentaneo.
I problemi erano dovuti dalle temperature troppo alte, a causa dello scarso isolamento degli alloggi e dell’inerzia termica dei pavimenti troppo elevata. Questo portava dei disturbi alla salute e con una serie di incontestabili prove, fu dimostrato che per evitare condizioni di malessere la temperatura del pavimento non doveva superare i 28-29°C. Il troppo calore accumulato nelle solette degli impianti comportava un surriscaldamento dei locali oltre ai livelli fisiologicamente accettabili. Fu dichiarato che bastava costruire gli impianti a bassa temperatura superficiale e ad inerzia termica non troppo elevata, per offrire un comfort termico superiore.
La definitiva riscoperta dei sistemi di riscaldamento a pavimento avvenne negli anni settanta, grazie soprattutto all’impiego di materiali isolanti che migliorarono l’efficienza dell’impianto stesso e di sistemi di regolazione del calore più efficienti e funzionali.
Oggi il metodo di riscaldamento a pavimento è in assoluto il più efficace, sia per quanto riguarda il consistente risparmio energetico e quindi di denaro, sia per qualità della climatizzazione, che consente di riscaldare o raffrescare gli ambienti nella maniera salutare e igienica.
Riscaldamento a pavimento: caratteristiche
La caratteristica principale del riscaldamento a pavimento è la distribuzione ottimale del calore nelle stanze, che si diffonde in modo uniforme, passando dai pannelli radianti del pavimento all’esterno e propagandosi fino al soffitto.
Il riscaldamento a pavimento rappresenta una vera e propria rivoluzione rispetto ai sistemi tradizionali che ancora oggi sono più diffusi, ma molto più limitati. Grazie a questi impianti si possono evitare i dannosi sbalzi termici, che si verificano invece abitualmente con i sistemi di riscaldamento classici come i termosifoni, dove il calore non viene distribuito uniformemente ma rimane molto concentrato solo nelle zone più vicine ai caloriferi e meno forte nei punti più lontani.
Riscaldamento a pavimento: quanto costa
Grazie al riscaldamento a pavimento, si può usufruire di un calore distribuito in maniera uniforme in tutta la casa. Si tratta di un impianto che richiede chiaramente una spesa più elevata; infatti i prezzi del riscaldamento a pavimento sono più alti rispetto a quelli dei sistemi classici, ma si tratta di costi che si ammortizzano senza alcun dubbio nel medio e lungo periodo. Infatti il risparmio energetico permette di abbattere i costi fissi, legati al pagamento delle utenze.
La spesa per l’installazione del riscaldamento a pavimento parte da una cifra che si aggira, mediamente, attorno ai 50 euro al metro quadro ma può variare in base a vari fattori. Tutto dipende ad esempio dal costo dei materiali scelti e usati per le tubazioni e la caldaia e dal grado di dispersione termica dell’edificio.
I costi variano anche in base alla località, quindi un impianto di riscaldamento installato a Milano avrà sicuramente un costo differente rispetto a Roma o a Napoli. Un sistema di riscaldamento a pavimento non sempre ha prezzi accessibili a tutti. Volendo fare una stima generica, un appartamento di 180 metri quadri circa potrebbero richiedere circa 10.000 euro per l’impianto.
Riscaldamento a pavimento: a chi rivolgersi
Se si vuole installare un sistema di riscaldamento a pavimento per la propria casa, è necessario prima verificare il livello di efficienza termica e di apportare gli interventi necessari per limitare la dispersione del calore.
Ovviamente non mancate di rivolgervi ad una ditta specializzata o a un professionista esperto, in modo da poter decidere insieme quali tecniche usare e il grado di fattibilità dell’intervento.
Quello che raccomandiamo comunque è di chiedere, ‘sempre prima’, tre o quattro preventivi per confrontarli e scegliere quello con il migliore rapporto qualità-prezzo.