La casa è il luogo che spesso viene associato alla famiglia e al calore, un ambiente dove ognuno può sentirsi sicuro e protetto. Per questo è importante tener conto, oltre agli altri aspetti come l’arredamento, la disposizione delle camere e il colore delle pareti, anche il fattore riscaldamento.
Scegliere quale tipo sia il più adatto alle nostre esigenze non è una scelta così semplice, soprattutto perché ogni tipo di riscaldamento presenta dei vantaggi e degli svantaggi; per questo motivo è opportuno scegliere con giudizio, tenendo conto in modo particolare quali siano i nostri scopi in tema di riscaldamento.
La storia del riscaldamento: dal fuoco a quello a pavimento
Partiamo col dire che il modo con cui gli uomini si sono scaldati nel corso del tempo ha subito un’evoluzione: i primi uomini scoprirono il fuoco e lo utilizzarono, oltre che per cuocere i cibi, anche per riscaldarsi nelle notti fredde. Successivamente si è passati al camino che rappresenta il primo vero metodo di riscaldamento di un’abitazione: basti pensare che ne troverete uno in un vecchio castello o in una qualsiasi abitazione più vecchia.
Il passo successivo ha visto il diffondersi dei termosifoni, molto diffusi ancora oggi nelle abitazioni meno moderne, che permettono il riscaldamento dell’ambiente domestico attraverso il calore sprigionato dai singoli radiatori o caloriferi che lo compongono. La vera novità è rappresentata dal riscaldamento a pavimento o a parete, presente soprattutto nelle nuove costruzioni.
Ma come per tutte le novità, ci sono dei pregiudizi in merito a questo tipo di impianto: c’è chi afferma che, in realtà, questo tipo di intiepidimento non funzioni tanto quanto è in grado di fare un sistema tradizionale; c’è anche chi dice che esso sia dannoso per la salute o, ancora, che possa risultare incompatibile con la moquette o, infine, che sia difficile installarlo in vecchie costruzioni.
Di seguito, risponderemo a tutti questi dubbi e a questi pregiudizi, elencando pregi e difetti di questo tipo di riscaldamento.
Gli elementi che servono per realizzarlo sono i seguenti:
- la caldaia: è l’elemento base, presente in tutti i sistemi di riscaldamento, anche in quelli tradizionali che utilizzano i termosifoni. A differenza dell’impianto classico in cui la caldaia lavora ad una temperatura di almeno 70°, nel caso del riscaldamento a pavimento la caldaia lavorerà ad una temperatura che va dai 29° ai 35°, comportando così un notevole risparmio energetico e di conseguenza anche economico;
- il pannello isolante: sopra il solaio esistente viene steso un pannello isolante con disegno preformato e la presenza di incastri e nocche che permettono una più semplice sistemazione dei tubi. Solitamente questo pannello è fatto di polistirolo liscio o di polistirolo sagomato: secondo i tecnici, è preferibile l’utilizzo del polistirolo sagomato perché le sporgenze del pannello permettono un’installazione e una fissazione dei tubi più rapida ed efficiente. Molto spesso al polistirolo si preferisce un pannello isolante in sughero: il motivo sta nel fatto che il polistirolo non è efficiente come isolante acustico. E’ importante tener conto di tutti questi aspetti perché la mancanza di sistemi di isolamento adeguati non fanno altro che ridurre del 40% l’efficienza dell’intero sistema di riscaldamento a pavimento;
- il foglio in PVC rigido: solitamente questo foglio in PVC viene abbinato proprio al pannello isolante con lo scopo di renderlo più robusto e di proteggerlo anche durante la fase di montaggio. Inoltre, il foglio in PVC ha anche il compito di proteggere il pannello isolante dalla presenza eventuale di umidità;
- la tubazione: essa rappresenta forse l’elemento più importante dell’intero impianto di riscaldamento in quanto in essi scorre l’acqua che serve a riscaldare l’ambiente. Solitamente i tubi utilizzati per questo tipo di impianto sono in polietilene o di un materiale che unisce la plastica e il metallo o addirittura in rame. Essi sono incastrati sopra il pannello isolante e sono disposti a forma di serpentine, di chiocciole o secondo un rettilineo, permettendo così un’equa distribuzione del calore su tutto il pavimento. Le caratteristiche principali che le tubazioni devono presentare sono la durabilità, la qualità delle materie prime di cui sono fatte, la resistenza alla corrosione e allo schiacciamento;
- il massetto: questo è il vero elemento riscaldante. Solitamente viene realizzato in calcestruzzo reso molto fluido dalla presenza di additivi nella fase dell’impasto. Inoltre, all’interno del massetto viene installata anche una rete elettrosaldata che inibirà il ritiro del massetto stesso. Bisogna aggiungere che è importante avere un massetto con uno spessore quanto più ridotto possibile perché in questo modo il calore raggiungerà l’ambiente circostante in un lasso di tempo minore;
- i collettori: i tubi convertono verso questi collettori, solitamente presenti in delle cassette incassate nelle pareti, e che altro non sono che valvole le quali permettono di regolare l’apertura e la chiusura del flusso d’acqua dalla caldaia ai tubi e viceversa. Sono inoltre presenti presso i collettori dei termometri e delle valvole di sfogo.
Una volta completato l’intero impianto non resta che posizionare il pavimento: ricordiamo che per questo tipo di impianto l’utente è libero di scegliere il tipo di pavimentazione che preferisce.
Partiamo col dire che il riscaldamento a pavimento non è poi così nuovo: già negli anni Cinquanta e Sessanta esso era molto in voga e risultava funzionale, ma in seguito fu abbandonata perché causava notevoli problemi di salute, come mal di testa, gonfiori alle gambe e un malessere diffuso.
Tutti questi problemi erano in gran parte causati dalle alte temperature che il pavimento raggiungeva: ciò avveniva perché non c’erano ancora adeguati materiali che permettevano un isolamento termico e il raggiungimento di una temperatura ideale, cosa che avviene oggi con i sistemi e i materiali moderni.
Seppure gli impianti possano essere diversi l’uno dall’altro, tutti hanno lo stesso funzionamento: l’acqua arriva alla caldaia che ne regola la temperatura e poi viene convogliata nelle tubazioni presenti al di sotto del pavimento per diffondere infine il calore in tutto l’ambiente circostante.
Il massimo calore che l’intero impianto può raggiungere è fissato sui 50° in modo tale che il sistema non subisca danni. Si può inoltre aggiungere che la vita di questo tipo di impianti è lunghissima e si aggira intorno ai 50 anni: certo, vale sempre il principio che quanto meglio è stato installato e organizzato, più durerà nel tempo.
Le differenze con il riscaldamento tradizionale
Come abbiamo già detto, il riscaldamento a pavimento rappresenta il passo successivo al riscaldamento tradizionale basato sulla presenza dei termosifoni. Da questo si differenzia per questi elementi:
- maggiore libertà nell’organizzazione degli spazi interni: mentre i termosifoni limitano lo spazio interno, rendendo per esempio inutilizzabile delle importanti superfici a parete, gli impianti di riscaldamento a pavimento fanno recuperare molto spazio nell’arredamento delle stanze;
- la diffusione del calore: mentre per i termosifoni il calore si diffonde per convezione, con l’aria calda verso l’alto e quella fredda verso il basso, nel nostro caso la diffusione avviene per irraggiamento e in questo modo la temperatura risulterà costante in tutto l’ambiente;
- l’utilizzo di energie rinnovabili: mentre l’impianto con termosifoni richiede un riscaldamento a gasolio o a gas per raggiungere le temperature elevate richieste (intorno ai 70°-80°), quello a pavimento può utilizzare fonti di energia più rispettose dell’ambiente, come le caldaie a pellet, le pompe di calore e gli impianti a energia solare visto che è sufficiente che la caldaia raggiunga una temperatura tra i 30° e 40°;
- libertà nella scelta del pavimento: va bene qualsiasi tipo di pavimentazione, dai laminati alle piastrelle, dalla moquette al cotto. Solo per il parquet bisogna prestare maggiore attenzione nella scelta del legno che deve essere più stabile e di dimensioni ridotte;
- meno polveri: mentre la presenza dei termosifoni produce polveri che poi si diffondono nell’ambiente proprio per effetto della convezione, nel caso del riscaldamento a pavimento questo problema è quasi del tutto eliminato, così come è ridotta la presenza di acari e di muffe.
Prima di scegliere qualsiasi tipo di riscaldamento è opportuno che ognuno di noi sia a conoscenza di quelli che siano effettivamente i vantaggi e gli svantaggi affinché si possa scegliere con consapevolezza se un determinato sistema di riscaldamento sia adatto alle nostre esigenze.
Cominciamo col dire che il riscaldamento a pavimento, proprio perché più moderno e innovativo, presenta più vantaggi che svantaggi.
Partiamo col dire che uno dei vantaggi più importanti è la possibilità di avere una distribuzione uniforme del calore all’interno dell’ambiente domestico: questo avviene grazie alla diffusione per irraggiamento che evita così la sensazione tipica dell’impianto a termosifoni della testa calda e piedi freddi.
Inoltre, proprio l’eliminazione dei termosifoni, spesso ingombranti e fastidiosi, permette di godere di una maggiore disponibilità di spazio che può essere così usato per un più agevole arredamento dell’abitazione e anche per spostamenti più semplici.
Il riscaldamento a pavimento evita, inoltre, anche la formazione di muffe e polveri che possono causare nelle persone che vivono in casa l’insorgenza di allergie o fastidi di qualsiasi tipo.
Sebbene, però, l’installazione di un impianto di riscaldamento a pavimento comporti un risparmio energetico, uno degli svantaggi principali di questo sistema è proprio il costo.
I costi iniziali che una persona deve sostenere sono onerosi, quasi il 60% superiori rispetto a quelli sostenuti per installare un impianto tradizionale. Ciò è dovuto alla presenza di materiali di una certa qualità, ma anche a costi per la manodopera e per gli interventi edilizi necessari, soprattutto nel caso di abitazioni da ristrutturare.
Per questo motivo, la scelta di adottare un impianto di riscaldamento a pavimento nella propria abitazione rappresenta un vero e proprio investimento: questo avviene perché comunque gli alti costi iniziali saranno poi ammortizzati nel corso degli anni in cui ci sarà un risparmio energetico che sia aggira intorno al 20% e nel complesso l’utente registrerà un risparmio economico compreso tra il 30% e il 40%.
Inoltre, grazie alla Legge Finanziaria, gli utenti potranno usufruire di particolari incentivi fiscali che prevedono la detrazione del 55% su tutti gli interventi effettuati sulla propria abitazione e finalizzati alla riqualificazione energetica dell’edificio.
Riscaldamento e raffrescamento a pavimento: impianto due in uno
Un impianto a di riscaldamento a pavimento offre anche il vantaggio di potersi trasformare, durante il periodo estivo, in un impianto di raffrescamento a pavimento: anche in questo caso la temperatura rimarrà omogenea in tutto l’ambiente. Con l’inserimento di acqua fredda al posto di quella calda, infatti, si ottiene un effetto raffreddante che non presenta gli svantaggi dei tradizionali condizionatori.
Raffrescamento a pavimento: pro e contro
Sussistono molti sistemi di climatizzazione per i periodi caldi. Tuttavia, ciò che conta è individuare quello che assicura contemporaneamente sia un risparmio di energia che la salute ed il benessere delle persone che vivono nella casa.
Un’eccellente soluzione in questo senso è rappresentata dai sistemi di raffrescamento a pavimento. Infatti, lo stesso impianto di riscaldamento a pavimento può essere impiegato per raffrescare la casa, evitando così il montaggio di uno o più condizionatori e le conseguenze che essi comportano.
Nelle serpentine viene fatta scorrere, infatti, acqua ad una temperatura di circa 15 – 18 °C e, come per il riscaldamento a pavimento, si potrà essere certi che il fresco si propagherà nell’aria e perfino alle mura prossime al pavimento. Ciò per il principio fisico in base al quale un corpo caldo cede sempre calore ad uno freddo.
Inoltre, per mezzo di sistemi di termoregolazione è possibile verificare con tranquillità il corretto andamento e la temperatura dell’acqua. Scompariranno, dunque, quei getti di aria fredda tanto nocivi per la salute, soprattutto per chi soffre di problemi cervicali.
Infine, l’impianto è completamente invisibile e non necessita di manutenzione importante. È silenzioso e non rovina le facciate esterne, liberando gli spazi e non stonando con lo stile e l’estetica dell’arredamento.
Il rischio legato all’umidità e alla formazione di condensa può essere facilmente evitato grazie all’installazione di un deumidificatore che ne eviti l’insorgenza ed offra la possibilità di respirare un’aria più sana.
Anche i costi iniziali di realizzazione dell’impianto, che sono maggiori rispetto ad un semplice impianto tradizionale, potranno essere ammortizzati nel corso del tempo grazie ai minori consumi energetici.
Manutenzione dell’impianto
Uno degli aspetti che più spaventa nella scelta di un riscaldamento a pavimento per la propria abitazione è la comparsa di eventuali malfunzionamenti o perdite di acqua che possono portare alla rimozione del pavimento nella zona interessata dal guasto.
Partiamo col dire che i materiali di cui sono fatti oggi i tubi fanno sì che essi resistano nel tempo e a eventuali corrosioni o a schiacciamenti. Ma c’è comunque la possibilità che eventuali anomalie si presentino nel corso degli anni.
I problemi più diffusi presenti in questo impianto di riscaldamento:
- perdite di acqua: solitamente la manutenzione si focalizza sulle scatole che contengono i collettori visto che l’intero impianto è immerso nel massetto e poco o niente si può fare. Nei casi peggiori, ovvero quelli in cui il sistema funziona male, si può controllare la situazione delle tubazioni con la termografia, una tecnica non invasiva che consente di vedere cosa c’è al di sotto del pavimento tramite gli infrarossi. In questo modo non si va a distruggere la pavimentazione, ma si riesce comunque a rilevare eventuali anomalie, come per esempio la rottura di un tubo, e a intervenire, rompendo il pavimento, per arginare la perdita di acqua;
- corrosione, alghe, fanghi e calcare: partiamo col dire che l’acqua presente nell’impianto viene caricata nel momento in cui l’impianto viene installato. Questo comporta che quell’acqua che dalla caldaia circola nei tubi sia sempre la stessa per anni e anni e deteriori così l’intero impianto, attaccandolo con fenomeni di corrosione, formazione di alghe e fanghi e depositi di calcare. La presenza di questi problemi provoca dei danni nell’impianto che possono manifestarsi sotto forma di guasti alla caldaia, l’aumento dei consumi o addirittura un peggioramento del comfort dell’intero impianto. Per risolvere questo tipo di problemi si effettua un vero e proprio trattamento dell’acqua: innanzitutto si cerca di sostituire quell’acqua piena di calcare con dell’acqua addolcita che presenti anche degli additivi capaci di bloccare la formazione del calcare, delle alghe e dei fenomeni di corrosione. E’ buona norma aggiungere anche degli additivi che puliscano l’acqua e la liberino dai fanghi presenti. Infine, è opportuno completare l’intera manutenzione con un lavaggio completo dell’impianto e un’analisi del Ph e della durezza.
L’obiettivo di ogni manutenzione è quello di allungare quanto più possibile la vita dell’impianto, evitando consumi eccessivi e un abbassamento del comfort.
C’è da dire che, solitamente, non sono necessari interventi di manutenzione, purché l’intero impianto sia realizzato da personale e installatori che siano qualificati e che utilizzino materiali di una certa qualità.
E’ anche vero che è quasi del tutto esclusa la possibilità che sia un singolo a realizzare un impianto del genere: questo perché la legislazione vigente prevede che sia redatto un vero e proprio progetto e che l’installazione venga effettuata da veri esperti del settore che presentino determinati requisiti.
Al termine dell’installazione, infine, occorre chiedere la dichiarazione di conformità dell’impianto che assicura la corretta installazione dell’intero impianto.
Altri tipi di riscaldamento
Ci sono altri tipi di riscaldamento che presentano comunque tutti i vantaggi e le caratteristiche di quello a pavimento.
A seconda delle proprie necessità, infatti, una persona può scegliere di installare un riscaldamento a soffitto, a parete o a battiscopa.
Il riscaldamento a soffitto, proprio come quello a pavimento, è completamente invisibile: in questo caso, l’intero impianto di tubi e pannelli viene installato nel soffitto e coperto con il contro soffitto, solitamente in cartongesso. Il calore viene così diffuso dall’alto e produce gli stessi effetti di quello a pavimento: una sensazione di benessere e comfort e un’equa distribuzione del calore nell’ambiente in cui è installato.
L’unico elemento che bisogna considerare nella scelta di un impianto di riscaldamento a soffitto è l’altezza del nostro soffitto: se questo è troppo alto e risulta troppo distante dall’altezza uomo è sconsigliata la sua installazione.
Il riscaldamento a parete è molto simile a quello a pavimento, ma se ne differenzia per diversi aspetti: innanzitutto, quello a parete è più semplice da installare e occupa meno spazio (circa un terzo o metà delle superfici calpestabili); inoltre, lavorando ad una temperatura più alta, rende più veloce il riscaldamento dell’intera stanza e dona anche un maggior benessere all’essere umano in quanto si sviluppa in altezza.
L’inconveniente di questo tipo di riscaldamento è che esso richiede delle pareti libere da mobili o altro affinché sia efficiente nella sua attività. Per queste ragioni può essere ideale da utilizzare in spazi come scale, cucine o lavanderie, dove si sa già come organizzare gli spazi, ma non si possono adottare per esempio nella camera dei bimbi o dei ragazzi visto che queste subiscono nel corso degli anni un cambiamento nella disposizione dei mobili.
Il riscaldamento a battiscopa è quello più economico e meno invasivo tra quelli elencati: anche in questo caso, come in quello a parete, è opportuno installarlo in determinate stanze perché il calore si trasmette alle pareti per poi riscaldare l’ambiente.